Il prossimo 17 Aprile, gli italiani
saranno chiamati alle urne per il referendum sulle trivellazioni in
mare. Praticamente, dovremo decidere se concedere l'estensione
dell'estrazione in mare fino alla fine del giacimento, oppure fino
alla fine della concessione. Che significa, come sempre il
politichese è una lingua oscura, il politichese italiano lo è
ancora di più.
Se votiamo Si cosa succede? Se votiamo
SI le piattaforme che estraggono petrolio dal nostro mare, una volta
finita la concessione, dovranno chiudere baracca e burattini e
tornare a casa. Cioè, anche se di petrolio ce ne ancora sottoterra
(o sott'acqua visto che sono in mare) non potranno più estrarlo. E
non potranno chiedere nuove concessioni, perché una legge del 2006
vieta nuove trivellazioni nei mari italiani.
Se votiamo No cosa succede? Se voteremo
NO allora le piattaforme petrolifere potranno estrarre il greggio
finché non ce ne sarà neanche una goccia, parliamo sempre però dei
giacimenti già in attività. Non potranno comunque cercarne di
nuovi, ne tanto meno aprirne. Sempre per la legge di cui sopra.
Di cosa abbiamo paura allora? Perché
non permettere alle tre sorelle (Eni, Shell e Total) di succhiarsi
tutto il petrolio che c'è, e poi quando finisce si chiude per sempre
questa storia? Perché rischiare di far perdere il lavoro agli operai
sulle piattaforme? Il motivo è lo stesso per cui noi italiani
abbiamo paura delle centrali nucleari. Diciamolo tranquillamente, noi
italiani abbiamo paura delle centrali nucleari, non tanto perché
potrebbe accadere un incidente come Fukushima o Chernobyl, ma perché
sappiamo per certo che non saremmo capaci di gestire una tale
emergenza proprio perché siamo italiani. Quando lo Tsunami e il
terremoto hanno colpito Fukushima, meno di un mese dopo i giapponesi
avevano già sistemato le strade, rimesso in piedi buona parte della
città, e contenuto in buona parte l'inquinamento radioattivo. Se una
cosa del genere avvenisse in Italia, ci metteremo come minimo 5 anni
solo per finire la ricostruzione del sito, per poi scoprire che
dovremmo rifare tutto daccapo perché fra mazzette e mangia mangia la
ricostruzione è stata fatta con i piedi (vi dice niente l'Aquila?).
Poi dovremmo trattare il materiale nucleare, e potremmo pure farlo,
però sfortunatamente la Campania è già piena di scorie tossiche e
rifiuti pericolosi, quindi si dovrebbe trovare un altra regione dove
mettere le scorie nucleari. Perché dico mettere? Perché come già
successo in passato per altre centrali italiane, si prendono le
scorie e si buttano a dimenticare in qualche deposito, col rischio
che prima o poi i contenitori si deteriorano e fuoriesce il materiale
radioattivo. Magari potremmo, dopo 10 o 20 anni di manifestazioni
popolari, interrogazioni parlamentari, e politici rampanti che hanno
la panacea per tutti i mali del paese; imbarcarli su un bel treno e
mandarli all'estero, sperando che qualcuno risolvi il problema per
noi pagandolo profumatamente.
Si vabbé, direte voi, ma quello è
petrolio è uranio. Ma il petrolio è anche più pericoloso. Nel caso
ipotetico che si avesse un incidente come quello della British
Petroleum in Florida, noi dovremo dire addio a buona parte delle
nostre coste, scordarci il turismo balneare per anni, e iniziare a
dare la colpa a questo o a quello perché uno non ha visto, uno non
ha fatto, e uno non ha detto. Il danno ambientale che ne avremmo
sarebbe terribile, inconcepibile, il nostri mari sono mari chiusi, la
marea nera stagnerebbe per anni, e come al solito partirebbe la corsa
alla mazzetta per accaparrarsi gli appalti per ripulire il mare,
facendolo sicuramente male. Tutto questo perché? Perché dobbiamo
estrarre un petrolio che ci costa di meno se lo compriamo all'estero,
e di qualità inferiore a quello che possiamo importare? Ma
seriamente? Nel corso degli anni il prezzo del petrolio è
notevolmente sceso, e di certo non grazie alle estrazioni che
facciamo nel mediterraneo. Gli stessi Emirati Arabi hanno fatto in
modo di non farlo scendere ulteriormente, riducendo le estrazioni e
facendo aumentare artificiosamente il prezzo. E di certo il petrolio
che estraiamo non ci aiuta a far scendere il prezzo della benzina,
quella ormai è una battaglia persa, come la guerra in Tunisia per
cui paghiamo ancora l'accisa per sovvenzionarla. Dal punto di vista
energetico non credo che ci serva a granché, anche perché la
maggior parte della corrente elettrica siamo ben lieti di comprarla
all'estero, da quegli stati che sanno trattare l'energia atomica e
cosi risparmiamo pure. Infine, il nostro petrolio non è come quello
Arabo o Texano, la qualità è bassa e scadente secondo gli standard
internazionali. Ma è normale, la nostra è una terra geologicamente
giovane, come il petrolio che ha nelle viscre. La cosa assurda di
questa storia è che dovremo votare per una cosa inutile e dannosa,
che non fa bene a nessuno, invece di spendere i soldi pubblici per
migliorare il nostro paese.
In conclusione, noi italiani non siamo
fatti per fare cose del genere, lo dobbiamo capire, siamo fatti per
fare altro. Il 40% della nostra elettricità lo producono le nostre
fonti rinnovabili (vento e sole), perché dobbiamo rischiare il
nostro ecosistema per una centrale nucleare. I nostri mari e le
nostre coste, nonostante tutto, sono fra le più visitate del mondo.
Perché vogliamo dargli il colpo di grazia? Siamo cosi tanto votati
al masochismo? Vogliamo svegliarci una volta per tutte e capire che
dobbiamo smettere di scimmiottare gli altri paesi, noi non siamo
Stati Uniti con il loro Texas, siamo un altro paese. Noi siamo capaci
di costruire in Nevada una centrale elettrica, tramite la nostra
Enel, che produce energia utilizzando 3 fonti rinnovabili: Eolico,
Solare e Geotermico. Tre cose che da noi si buttano!!!
Qualche mese fa vidi un intervista a un
principe degli emirati arabi, e quando gli chiesero che avrebbero
fatto quando il petrolio sarebbe finito, lui placidamente rispose
“noi saremmo contenti quando il petrolio finirà, cosi al posto dei
pozzi metteremo delle centrali solari, e vi venderemo l'elettricità
che produrremo”.
NOTA BENE:
Il referendum si riferisce solo alle
piattaforme operanti entro le 12 miglia marine e tenete in considerazione che la piattaforma Deepwater della BP operava a circa 43 miglia marine dalla Louisiana. Le piattaforme che operano
oltre questa distanza continueranno ad estrarre quella melmaglia che
qualche politicante continua a chiamare petrolio, spero che anche per
quelle prima o poi si farà qualcosa.
Commenti
Posta un commento
Grazie del comment, ricordate di tornare a visitare il nostro blog.