Secondo racconto del sabato, almeno sto mantenendo le premesse fatte. Questo racconto è molto vecchio, di almeno 15 anni e più, quindi non aspettatevi nessuna opera d'arte o altro. Questo fa parte dei cosi detti "racconti della notte", cioè quelli che scrivevo di getto la sera tardi, magari dopo essere uscito e aver fatto tardi. A notte fonda, rientravo, mi mettevo comodo (trad. in pigiama), accendevo il computer e scrivevo di getto. Come dicevo non credo siano granché ma a qualcuno potrebbe piacere. Buona lettura.
Comincio
a muovermi piano, quasi impacciato. Poi, mentre il ritmo sale, sento
che qualcosa cresce in me. Comincio a muovermi ad un ritmo frenetico,
spasmodico, inebriante. Tutti intorno a me sembrano goffi e
ripetitivi. Nessuno sembra avere la mia energia. L'energia. Forse è
quella che fa' la differenza. La sento crescere piano piano, con
piccoli strali. E più mi muovo, più lei mi permea, mi avvolge, mi
fa suo. Intorno a me un caleidoscopio di luci, di suoni, di facce. Il
sudore mi cola dalla fronte, scende lungo la schiena, ristagna. Tutto
il corpo è sconvolto dal ritmo, a volte ossessivo, a volte
inebriante. Ho ballato in molti posti, con molte musiche, ho ballato
vecchie canzoni e ritmi troppo moderni. Ho ballato di tutto e
dappertutto. E tutte le volte è la stessa cosa. Sento crescere
l'energia intorno a me, la sento vibrare, so che è la sottile
vibrazione del caos, richiamata da questa specie di culto neotribale
che è la musica commerciale. Vedo le persone muoversi come
ipnotizzate, seguendo i nuovi sciamani nei loro assurdi movimenti.
Poi vedo alcuni, pochi, che riescono a sentire il ritmo dentro di
loro, che si discostano da quell'assurdo movimento massificante. Soli
si ergono fra la folla, spiccano come perle rare nel fango. E infine
vedo me, mi vedo pervaso dall'energia del caos, la vedo emanarsi da
tutti quelli che mi stanno intorno e concentrarsi su di me. Fungo da
catalizzatore di questa forza, lei si riversa in me e io la esprimo
come meglio posso. Mi sembra di essere un houngan voodoo cavalcato da
un loà folle. Il loà della musica. Mi muovo seguendo ritmi strani e
irregolari, mi piego ad angoli impossibili, vibro all'unisono con la
musica. Ogni nota è un battito del mio cuore, quando la musica si
calma io muoio con lei, quando sale riprendo vita e l'inseguo lungo
la scala che percorre. Non esiste più stanchezza per me, vivo solo
per ballare, seguo il ritmo, e, a volte, il ritmo segue me. Io e la
musica siamo una cosa sola, lei mi possiede anima e corpo, la
divinità e il suo sacerdote. Andiamo avanti all'unisono, se
necessario per ore intere, non posso smettere neanche se voglio, è
più forte di me. Io sono la musica, io sono il ritmo, e lei diventa
me. Tutt'intorno pensano a ballare come scimmie ripetitive, non sanno
che alimentano la mia padrona, e lei gli dona uno spettacolo unico :
ME. Io non ballo, io ho un amplesso con la musica, la seguo,
l'agguanto e alla fine la faccio mia. La violento come più mi pare e
piace, o almeno cosi sembra, perché in realtà è lei ad abusare di
me. Ho cercato di farne a meno, di resisterle, ma lei è più forte,
più cocciuta, e mi ama alla follia. Non so resisterle, e ogni volta
ritorno a cercarla, a invocarla e a farmi cavalcare da lei. Il loà
della musica e il suo houngan prediletto.
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