L'incontro

Terzo racconto del sabato, solo che a causa del Comicon 2016 a Napoli, lo pubblico la domenica. Il racconto è di tipo fantascientifico e, come Athopulos, doveva essere il primo capitolo di un libro ambientato su Marte in un lontano futuro, in cui convivevano alieni, esseri umani, e altre creature che conoscerete in seguito. E raccontava delle avventure dei due scalcagnati protagonisti: Spike e Ben. Solo che più del primo capitolo non riuscii ad andare avanti, e cosi l'ho convertito in un racconto a se stante. Come al solito spero che vi piaccia, e se magari volete altre avventure dei due protagonisti, fatemelo sapere, magari li torneremo a trovarli.

L’incontro
- E allora muoviti, che facciamo tardi - gridò Spike a Ben – se proprio dobbiamo perdere soldi, almeno voglio esserci. Il monotire di Ben aumentò la velocità, sfrecciando fra gli altri veicoli, e perdendo quasi Spike dopo una curva troppo stretta. Lo scooter ad una ruota era quasi al limite, e il tempo avanzava inesorabilmente.Ben pensò che forse sarebbe stato meglio prenderlo all’epoca con cyberguida, ma ormai era quasi da buttare, altro che cyberguida. Intanto, nonostante l’età, il piccolo veicolo riusciva a tenere ancora bene la strada, e la sua ruota consumata svolgeva ancora bene il suo lavoro.
- Ecco – disse indicando la sagoma dello stadio che si avvicinava – vedi c’è l’abbiamo fatta, in perfetto orario – esclamò controllando sull’olovisore del monotire .
- Si, si va bene, borbottò Spike.
Ben diresse lo scooter verso il parcheggio interrato, fermo in una piazzola dove c’erano altri scooter, e aiuto Spike a scendere. Una volta a terra Spike si stiracchiò le zampe davanti, agitò forte la coda, e infine sbadigliò. Poi cane e umano si avviarono verso l’ingresso sotterraneo dello stadio.
- Spiegami ancora perché dobbiamo perdere i nostri soldi cosi – disse Spike mentre raggiungevano la biglietteria – non era meglio comprare dello snuff per me?
- Lascia stare fratellino- gli rispose Ben – questa è una scommessa sicura, lo sai.
- Ma perché venire allo stadio? Che bisogno c’era?
- Dai, con i soldi che ne ricaviamo, ti pago un mese di snuff, e ci usciamo anche coi soldi dei biglietti.
- A santa padrona, perché sei morta e mi hai lasciato a questo disgraziato? – esclamò il cane alzando gli occhi verso il soffitto.
- Dai, m’è dispiaciuto anche a me quando è morta la signora. Era una buona cliente.
- Era la tua unica cliente… proprio al prostituto più disgraziato di Marte mi doveva lasciare.
- E vabbè, è un momento di basso lavoro.
- Diciamo che con la morte della mia padrona, tu il lavoro l’hai perso definitivamente. Non ti prende nessuno, neanche i gay.
- Sono io che sono selettivo.
- Selettivo, la signora aveva 70 anni, le tette calate, e le rughe su tutto il corpo, e tu eri uno dei tanti ragazzini con cui se la spassava. Selettivo le mie pulci.
- Sei un bastardo.
- Meticcio prego.
Arrivati all’ingresso Ben fece passare i due biglietti nella fessura, e passo senza problemi, ma appena Spike passo attraverso la soglia, una serie di sirene iniziarono a suonare e un vigilante in divisa apparve sulla porta.
- Hei – gridò il vigilante a Ben – cos’è uno scherzo?
- Come – rispose lui trasognato – che c’è?
- Questo botolo non può entrare.
- E perché? – intervenne Spike.
- Diavolo il botolo parla, - la guardia lo guardò esterrefatto - ma che diavolo sei?
- Sono ..sono un meta, i meta non possono entrare.
- I meta si, ma di solito i meta non camminano a quattro zampe, e vanno in giro vestiti.
- Non sono un metanimale come gli atri – sentenzio Spike – è colpa mia se sono nato cosi?
- Mmmm, non capisco – il vigilante iniziava ad avere qualche dubbio sulla natura di Spike – senti tutti i meta che ho visto in vita mia camminano su due gambe, hanno le mani, e non vanno in giro col coso al vento come te. Sicuro di essere un meta? Mica ne ho mai visiti come te.
- Senti amico – intervenne finalmente Ben – il mio amico è un tipo particolare di meta, se ne vedono pochi in giro come lui, perché…perché ha una carenza genetica, si una carenza genetica, in pratica è partito come meta, ma poi il suo DNA non ha formato gambe e braccia, come gli altri. Si è rotta la sua incubatrice, e lui è uscito cosi.
Il vigilante continuava a scrutare il piccolo cane, chiedendosi se credere o no alla spiegazione del ragazzo. In fondo i meta parlavano, e il botolo di fronte a lui parlava meglio di molti meta che aveva visto in vita sua, e poi di cose strane su Marte ce n’erano, da quegli strani alieni che aveva visto passare poco prima, alla prostituta impiantata che somigliava a un barboncino e che bazzicava spesso all’uscita. In fondo non era poi tanto strano un botolo che parlava, diamine lui aveva un secondo cuore artificiale che aiutava il primo a pompare sangue e adrenalina se ne avesse avuto bisogno. Cosi alla fine sentenziò
- Ho capito, lo hai avuto scontato!
- Veramente l’ho ereditato, ma è una lunga storia.
- Ok, passate pure.
Cosi dicendo tirò fuori un telecomando e spense la sirena, facendo passare il cane.
- Carenza genetica …. Coglione – esclamò Spike mentre percorrevano il corridoio che portava agli spalti – proteica, non genetica, te l’ho detto un milione di volte, proteica.
- Eh proteica, genetica, mica quello è un dottore – sbuffò Ben.
- Comunque la prossima volta ricorda queste due semplici parole, carenza proteica, so che esistono metanimali con carenze proteiche. Perché non dovrei averla avuta io.
- Ma non possiamo dire quella cosa del tuo cervello?
- No, dire che ho degli impianti potenzianti nel cervello e sulla spina dorsale, non è una buona idea, Valgono più quelli di una decina di meta panda.
- Quasi quasi ci farei un pensierino a vendere un po’ di quegli impianti.
- Non puoi estrarli, se lo fai si rovinano, e io poi non sarei più lo stesso. E se ci provi, prima che lo fai, ti mangio le palle e scappo via.
- Dai calmati fratellino, sei il mio cagnetto e se qualcuno ti tocca lo faccio fuori.
- Si vabbé – esclamò Spike entrando nell’ascensore – ma a che livello stanno questi posti?
- Il quarto anello – rispose Spike sfiorando il numero 4.
- Bello, e come lo seguiamo l’incontro, con un binocolo? – una leggera vibrazione fece capire che l’ascensore stava raggiungendo il quarto anello delle gradinate.
- Dall’olovisore sul ring.
- Ma se dobbiamo seguirlo da un olovisore, non era meglio dall’olo di casa nostra?
- Ma qui e meglio dai.
La porta dell’ascensore si spalancò e una zaffata di odore di sudore, misto a carne cotta e profumi vari, investi i sensi del piccolo cane, prendendolo alla bocca dello stomaco.
- Prendimi in braccio – chiese a Ben – ho paura di calpestare una cicca o qualcosa di peggio.
- Ok – Ben sollevò il cane e se lo prese in braccio.
Intorno a loro, nonostante fossero cosi in alto, le gradinate erano piene di gente, umani, metanimali, e anche dei trul, i grandi soldati alieni dalla pelle nero notte, e qualcuno dei bassi lavoratori grigi.
- Cavolo se è pieno –disse Ben – ecco la nostra fila.
Infilandosi fra le poltrone, calpestando qualche piede e zampa, i due raggiunsero i propri posti, e si sedettero. Spike in verità si appoggio alla meglio sulla poltroncina, e per fortuna di fronte a lui c’era un meta gatto non molto alto, cosi riusciva a vedere in lontananza quello che doveva essere il ring. Il quadrato bianco era vuoto, c’era solo un piccolo uomo che faceva i controlli di rito. Proprio sopra al ring, diversi oloproiettori trasmettevano la pubblicità della bibita del momento, inframmezzata da immagini degli spogliatoi e qualche intervista ai manager dei lottatori della serata. Spike pensava ai 1000 titoli puntati sull’incontro. Ben aveva dato fondo a tutti i loro risparmi, solo perché un tipo chiamato “il sorcio” gli aveva dato una dritta sicura. Spike pensava a tutto lo snuff che si sarebbe potuto pagare con quei soldi, non era un drogato di snuff, la droga gli serviva a schiarire i pensieri quando i suoi cyberimpianti facevano cilecca. Spike pensava anche all’affitto, al fatto che Ben non riusciva neanche a trovare un lavoro da operaio fognario, e a tutte i conti e alle bollette in sospeso che avevano. Ben dal canto suo era impaziente che l’incontro iniziasse, era cosi sicuro della vittoria che prima iniziava, prima finiva, e prima lui avrebbe preso i soldi dalle grasse mani di “faccia di pesce”. Di certo “il sorcio” non gli aveva tirato un bidone, no di certo, era uno di cui ci si poteva fidare, in fondo avevano rubato tanti monotire insieme ai tempi della casa famiglia in cui stavano. Poi le loro strade si erano divise, lui era diventato il gigolò peggio pagato di Marte, e “il sorcio” era entrato nel giro delle scommesse clandestine. 1000 titoli era il minimo per piazzare la scommessa, e ne avrebbe presi 10.000, un affare di tutto rispetto, pensava Ben, un affare di tutto rispetto.
- Hei – abbaio Spike – ma inizia o no sto cavolo di incontro?
Non ebbe neanche finito la frase, un rullare di tamburi annunciò l’ingresso dello sfidante della serata, mentre dall’ingresso est una serie di ragazze di colore entrarono ballando una danza con ritmi tribali, dietro di loro una gabbia di ferro ricoperta da un drappo nero veniva trascinata da quattro marcantoni di colore.
- Signori e signori – la voce dello speaker riecheggiava al di sopra dei tamburi – ecco che dalle oscure foreste della terra, il signore della savana, il più forte fra i pachidermi, la prossima stella del firmamento della Meta Wrestling Federation: BRUTAL RHINO!!!!!!!
All’annuncio uno dei marcantoni tiro via il drappo nero, scoprendo l’enorme creatura all’interno, un gigantesco rinoceronte africano antropomorfo. Il colosso apri lentamente la porta della gabbia, e usci sbattendo fragorosamente la zampa a terra. Il colpo fu cosi pesante, che la folla si ammutolì, lasciando che il rinoceronte attraversasse in silenzio i tre metri che lo separavano dal ring. Una volta sul ring, un urlo brutale, che nulla aveva ne di umano ne di animale, sali dalla gola della creatura, dichiarando al mondo intero che era li per sfidare il campione in carica.
- Signori e signori, - riprese lo speaker – stasera Brutal Rhino affronterà la sfida della sua vita, peeeeeeerché stasera, qui su questo ring, affronterà THE KING!!!!!!!!!
All’improvviso, dall’entrata ovest una macchia bianca attraverso di corsa il percorso fra la porta e il ring, e con un salto acrobatico atterrò su uno dei piloni del ring, venendo prontamente illuminato da più di un riflettore. La bianca figura si stagliava fiera e possente, mettendo in bella mostra i suoi muscoli artificiale in fibra di carbonio, che terminavano in una bianca pelliccia. King era uno splendido esemplare di metaleone albino, e i lunghi anni di permanenza sul ring ne avevano segnato il corpo in modo definitivo. Nel corso dei vari incontri aveva perso prima le gambe, poi prima uno e poi l’altro braccio, per vederli rimpiazzati con protesi artificiali, ma del tutto compatibili col regolamento della MWF. Ora da qualche oscura vasca di crescita, era uscito questo grosso rinoceronte a sfidarlo, e a cercare di levargli il trono e la vita.
- Ma santa padrona benedetta – imprecò Spike – proprio tutte queste luci dovevano accendere, non vedo un cazzo.
- Come fratellino.
- Le luci, già vedo in bianco e nero, poi ste cavolo di luci bianche, sono accecato.
- Sei accecato? Ma gli altri meta ci vedono benissimo – disse Ben indicando un gruppo di metacani che facevano il tifo per King
- Hanno retine mutanti, ispirati ai vostri occhi, idiota. Non si accecano perché vedono come te. Io ho occhi da cane, da cane vero, non quelle imitazioni da laboratorio. Puttana, sto lacrimando.
- Riesci a vedere l’olovisore?
- Non vedo nulla, dannazione! La luce abbaglia anche l’olovisore, vedo si e no un pallino grigio sul ring, e qualcosa che luccica laggiù – indicando con la zampa dove si trovava King.
- Ok, allora te lo racconto io – fece Spike – ma non eri mai stato in uno stadio?
- La mia padrona mi ha preso con se 5 anni fa, e aveva l’età che aveva, quante volte pensi che mi abbia portato in un cavolo di stadio? Al massimo all’opera. Cazzo.
- Va bene, va bene, ti compro un hot dog…no forse meglio un hamburger.
- Per quello che ci mettono dentro, potrebbe essere qualcuno che conoscevo, prendimi delle patatine, me le magio qui sulla poltrona.
Contemporaneamente a Spike che iniziava a mangiare le sue patatine, lo scontro fra le due creature cominciava, il rinoceronte tentava di affondare il corno nella soffice pelliccia del leone, ma questo schivava e affondava colpi nel costato del nemico. In meno di dieci minuti il grosso pachiderma grondava sangue dalle ferite infertegli dal felino, mentre Ben grondava sudore pensando ai soldi puntati sul rinoceronte. Ogni attacco di Rhino era prontamente evitato da King, e ad ogni affondo mancato del primo, corrispondeva una ferita da parte del secondo. Ormai Rhino barcollava intontito nel mezzo del ring, mentre King lo colpiva e si allontanava, con la sua tecnica ormai famosa. Intanto Ben guardava e sudava, e pensava anche lui che coi 1000 titoli avrebbe potuto pagare affitto e bollette, e che forse da li a due settimane sarebbe stato in mezzo ad una strada.
- Tutto bene – Spike richiamo la sua attenzione.
- Ehm… si – per fortuna, pensò Ben, con tutti quegli odori Spike non poteva sentire l’odore della sua paura, avrebbe subito capito che le cose andavano male.
- Il bestione vince?
- Ehm … si si, una forza, he he, forza Rhino, he he. Forza Rhino – si sforza di gridare Ben.
- Ottimo, ero un po’ preoccupato sai, in fondo erano anche i miei soldi. Buone le patatine, poi ne prendiamo un po’ per casa.
Ormai Rhino era immobile al centro del ring, King si avvicino beffardo, sapendo che l’avversario era allo stremo, e incitava la folla ad acclamarlo. Quando fu a distanza di tiro si appresto a sferrare il suo destro micidiale, col colpo che la stampa aveva ribattezzato “la mano di Dio”. Però, appena tirò indietro il gomito per colpire con tutta la sua forza, qualcosa nel corpo del rinoceronte si mosse, nuovo sangue fu pompato nelle sue vene, il cervello riprese a funzionare come prima, e un poderoso maglio colpì King prima che potesse capire cosa lo avesse colpito. King volo verso il perimetro del ring, e solo le corde bloccarono il suo volo, ma mentre cercava di riprendere il controllo di se stesso, fu assalito dalla carica brutale di Rhino, finendo impalato sul suo corno. Il rinoceronte alzo il capo, con il re ancora impalato, e lanciò lontano il leone fra il pubblico giù in platea. La folla era in visibilio, lo sfidante aveva vinto e urlava la sua potenza, i trul inneggiavano alla prova di forza bruta, mentre i fan di King gridavano all’imbroglio. Ben saltò su', gridando il nome di Rhino piangendo di gioia. Spike invece leccava il fondo del contenitore delle patatine.
- E’ durato quasi un quarto d’ora, parecchio.
- Si si, io…io devo andare al bagno – Ben si alzò e si diresse verso i bagni.
Intanto la folla iniziava a scemare, mentre sul ring andava in onda lo show di Rhino trionfante che balla va con le ragazze del seguito In platea, intanto, i medici cercavano di fermare l’emorragia di King. Ben recuperò il monotire dal parcheggio, fece accomodare Spike e partirono in direzione di casa.

- Ben – il piccolo meticcio si sforzò più che poteva per gridare, mentre il vento gli sferzava il muso
- Si Spike?
- La prossima volta che rischiamo di finire in mezzo alla strada per colpa del “sorcio”, ti mangio le palle, giuro. Sentivo il puzzo della tua paura su tutti gli altri.
- Ok, sei tu il capo.
- Crepa Ben.
Alle loro spalle lo stadio si allontanava scomparendo fra gli alti edifici, mentre Phobos e Deimos risplendevano nella notte.

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